Ho avuto il piacere di essere intervistata da Mirella Giannuzzi, Naturopata, Coach alimentare e CEO di InformaBio®, progetto con lo scopo di condividere e diffondere stili di vita lenti e autentici, benessere reale e duraturo.
Di seguito, l'articolo a cura di Mirella, pubblicato nella sezione 'Vita sana' del suo website.
Si può viaggiare nel mondo per tornare a emozionarsi, scoprirsi, imparare a conoscersi, ascoltarsi, ritrovare quella luce ormai fioca, riaccendere quel fuoco che illumina ogni sentiero interiore ed esteriore?
Ebbene sì, tutto questo può accadere ed è ciò per cui mi adopero con amore, professionalità e passione da numerosi anni, affinchè ognuno di noi possa imparare a conoscersi e ad esprimersi al meglio, conquistando benessere e felicità per farsì che questa esperienza di vita terrena, sia un valore aggiunto per se stessi e per gli altri.
E questo profondo viaggio fisico ed interiore ce lo racconta Alessandra, amica e fedelissima fruitrice dei miei trattamenti naturopatici all’interno dei quali fin dal principio ci siamo parlate prima con l’anima e poi con le parole. Ed è così che si iniziano i viaggi belli, con le persone e con se stessi.
Al suo ritorno ci siamo incontrate subito, non vedevo l’ora di ascoltarla e percepirla nel racconto del suo viaggio ed è stato così dettagliato, profondamente vissuto ed entusiasmante che ho potuto viaggiare spiritualmente attraverso le sue parole, così ho pensato di condividere con voi la nostra chiacchierata affinchè ciascuno possa inondarsi di bellezza ed emozioni, riconnettendosi con se stess*, gesto tanto risaputo e teoricamente semplice ma che una volta messo in pratica regala una nuova vita e tutti meritiamo di viverla nel pieno dei nostri desideri, con il cuore e con l’anima, al netto di tutto il superfluo.
Hai scelto un regalo alternativo per il tuo compleanno di quest’anno, un viaggio interamente studiato e organizzato minuziosamente da te: qual è stato l’itinerario del tuo viaggio?
Per l’inizio dell’anno nuovo, che coincide con il mio compleanno, ho finalmente regalato al mio cuore un viaggio, che desideravo da molti, troppi anni, soprattutto dopo tante sfide sul mio cammino ed in continua evoluzione.
Un viaggio internazionale, tutto per me, all’insegna della numerologia che mi accompagna, da sempre.
4 destinazioni di viaggio: Lonavala e Mumbai in India, Kathmandu e Nagarkot in Nepal, Bangkok e Ayutthaya in Tailandia, Hanoi e Ninh Binh in Vietnam.
Un itinerario amorevolmente ideato da me, con un solo protagonista al centro: il mio (ben)essere con occhi curiosi e desiderosi di esplorare terre nuove, piedi sempre in movimento e cuore pulsante.
4 gennaio, giorno del mio compleanno, che ho trasformato in un giorno ancor più speciale, quello della mia partenza.
9 voli presi, tra volute ore d’attesa negli aeroporti, per poter assaporare lo scorrere relativo del tempo, osservare e immaginare le vite altrui e gustare la mia, tra cibi ed etnie diversi, caldi abbracci e colorati bagagli.
1 viaggiatrice, io, in compagnia di me stessa, del mio ritmo, del mio sentire. Una bella carezza all’anima.
1 zaino in spalla color turchese cobalto, acquistato durante quel primo lockdown fatto di chiusure, lacrime e grigiore, ma che ha disegnato ali ancora più grandi nel mio cuore e nella mia mente.
Prima sfida, viaggiare per 20 giorni con soltanto uno zaino in spalla: cosa ti ha insegnato?
Lo zaino è proprio il riflesso di noi stessi e delle nostre vite. Viviamo nell’epoca del sovrappeso: di bagagli, di oggetti, e di pensieri. Ci carichiamo spesso di tutto ciò. Quindi basta. Basta con i kg in eccesso, con quei vestiti che portiamo con noi in viaggio ma che non indossiamo mai. Basta anche con l’affollato mondo del sovrappensiero, che pesa come un macigno, e che invece deve essere gettato come se fosse una bottiglietta contenente liquidi prima dei controlli di sicurezza. Abbiamo urgenza di minimalismo, di necessario.
Dovremmo togliere e alleggerire per essere felici
Proprio come scrive Gabriele Romagnoli nel libro “Solo bagagli a mano”: “Fare a meno’ è un verbo da coniugare con esultanza”. Si, io ho proprio esultato con quel backpack di 7 kg, mio fedele compagno di viaggio, che è stato per me simbolo di leggerezza, dove il meno ha vinto sul più, il meno è meglio e disegna qualità.
Viaggiare leggeri, in viaggio e nella vita.
In base a cosa hai scelto ogni posto?
In India ho avuto la fortuna di partecipare a un matrimonio indiano, e questo grazie alla meravigliosa connessione creatasi tra i due neosposi e me durante uno dei miei tour di quest’estate, a Polignano a Mare (Ba). Oltre questo evento di totale immersione culturale, che è stata l’esperienza più incredibile mai vissuta finora, è stata l’India ad aver scelto me, dopo tanti anni in cui io, nonostante la mia attrazione per questa nazione, non ero personalmente pronta per questa terra. Il Nepal ed il Vietnam sono state da sempre due tra le tante destinazioni appartenenti alla mia lista dei desideri. Ed era arrivato il momento di esplorarle proprio con questo viaggio. E sorrido ancora al pensiero di aver finalmente visitato queste terre magnifiche. E infine, ho scelto la Tailandia perché è una nazione a me tanto cara, poiché ci ho vissuto tanti anni fa, e sentivo il suo richiamo nel cuore, e non potevo aspettare oltre.
Quali sono i luoghi che hai visitato?
I miei occhi hanno vissuto tantissimi posti, e la mia anima si è gonfiata di felicità. Questo mi succede sempre, perché con gli occhi giusti, si scorge bellezza e profondità. Ovunque. E questo vale sia propria terra che in altre parti del mondo.
In questo viaggio, ho visitato i luoghi che hanno ospitato le affascinanti cerimonie dei tre giorni di matrimonio indiano, contenitori di emozioni forti e sorrisi puri. Sono entrata in meravigliosi templi buddisti e induisti che donano talmente tanta pace da riempirti l’anima intera. Ho camminato per strade polverose di villaggi di comunità locali che odorano di vita povera e riccamente semplice. Ho attraversato fiumi e boschi in cui essere abbracciati da madre Natura e pervasi dal silenzio dopo assordanti clacson di città. Ovviamente, ho assaporato lo spazio spartano e il tempo lento in posti local, con gustosi piatti tipici speziati e coloratissimi.
Oltre tutto questo, i luoghi più belli che ho visitato sono i cuori meravigliosi di estranei che sono poi diventati persone vicine anche a distanza e gli sguardi di esseri umani incrociati per le strade, che hanno creato momenti di profonda bellezza attraverso insegnamenti non trascurabili, aprendo la via della consapevolezza nei modi più diversi.
Cosa hai colto in ogni luogo?
Il matrimonio in India è stato una straordinaria celebrazione di vita oltre l’evento stesso in sé per sé, che è molto importante per la cultura indiana. Un infinito numero di persone ha gioito e partecipato in modo sincero, tra canti e balli, in un tripudio di colori, fiori, tessuti, cibi, spezie, e sorrisi. Tutto e tutti, ma proprio tutti, sulle stesse frequenze dell’Amore. In un senso di unione e fratellanza talmente forti da non avere eguali. E questo non è poi così scontato. Mi vengono i brividi a pensarci ancora.
Ho l’emozione addosso anche per la visita ai villaggi delle comunità locali, soprattutto in Nepal durante il trekking di 12 km a Nagarkot. Un bagno nella natura e nell’essenza della vita nella sua forma più semplice ma autentica. Osservare quei bambini che non hanno nulla ma che ridevano felici, tra giochi d’immaginazione, capre, vacche, cani, galline, e colorate catapecchie dissestate in condizioni d’estrema povertà. Gli occhi dei bambini nepalesi mi hanno bucato l’anima e segnato per sempre.
Ho colto anche così tanta bellezza nei templi buddisti tailandesi e nelle pagode vietnamite, dove le teste chinate di individui sprigionavano incredibile rispetto e attiva devozione, con le loro preghiere e ricchi doni, inginocchiati al cospetto delle divinità ricoperte d’oro, fiori, intricate decorazioni e incensi. Dai più antichi ai più recenti, in ogni nazione visitata, in questi luoghi ci si toglie le scarpe per non calpestare gli spazi sacri e si aggiunge quella pace e quella spiritualità di cui l’animo ha bisogno, in un tempo sospeso che profuma di profonda connessione con l’Universo.
Quali sono le sfide che hai dovuto superare?
In viaggio si sono presentate diverse sfide, travestite in situazioni, ma due sono quelle che mi hanno maggiormente segnato. Ad esempio, in India e Vietnam, attraversare le strade è un’impresa ardua, tra motociclette, persone, bici, carretti, macchine e bus da tutte e per tutte le direzioni, con o senza strisce pedonali, nel caldo e nel caos infernale. L’unico pensiero è quello di te che muori investito. Ma ai local non importa, per cui devi imparare ad adattarti e armarti di flessibilità.
Un giorno, ad Hanoi, un ragazzino, che mi osservava mentre tentavo nell’impresa di passare dall’altro lato della strada, mi dato una lezione, dicendomi sorridendo:“Non devi avere paura, non devi avere paura.”
Questo è ciò che ho continuato a ripetermi da quel momento in poi, e ogni volta sono riuscita ad attraversare altre strade. Queste parole girano ora come un mantra, ancor più forte nella mia mente, ogni volta che ho l’anima in allarme per qualcosa che mi crea timore. Un’altra challenge è stata il fattore tempo In India, che si dilata all’inverosimile.
Le persone non sono padrone del tempo, ma lo seguono con maestria ed eleganza. Nessuno va di fretta, nessuno si arrabbia. Non c’è problema. Nel caos letteralmente indescrivibile che popola la città, tutti sono estremamente calmi, con la loro danze di teste ondulanti da destra a sinistra, da su a giù, che per un’occidentale, per di più estremamente puntuale come me, ti trascinerebbe ancor più nella collera. Ma ho imparato a spegnere quel cervello da occidentale, respirare profondamente e lasciarmi trasportare dal flusso, sempre consapevolmente. Per godere e vivere più intensamente il tempo presente nella sua pienezza.
Che significato ha il viaggio per te, con che stato d’animo l’hai vissuto?
Ho vissuto il viaggio senza aspettative, e questo è stato il regalo più grande che potessi mai farmi, perché ho creato un’esperienza di profonda connessione con ogni istante. Per me, viaggiare è tra gli insegnamenti più importanti che la vita possa offrire a un essere umano, è il più bel regalo da regalarsi e regalare. Bisogna viaggiare sempre, sia quando si è nella propria terra che quando si ha l’opportunità di essere da qualche parte nel mondo.
Viaggiare significa avere occhi sempre affamati di bellezza anche laddove essa è nascosta.
Significa scoprire nuove terre, perdersi nelle strade e poi ritrovarsi.
Svegliarsi alle 4 del mattino, farsi ore di auto, per vedere l’alba e godere dei regali di Madre Natura.
Adattarsi e mettersi in discussione in relazione ai contesti più differenti.
Rispettare gli usi e i costumi, anche se diametralmente opposti ai tuoi, anche se non si è in accordo.
Provare e mangiare cibi della tradizione locale per poter entrare in contatto con la vera cultura del luogo che si visita.
Conoscere anche la dura realtà esistente e confrontarsi con essa.
Essere sempre ospiti responsabili e sostenibili, senza sfruttare animali, persone, e senza inquinare i posti che ospitano, in tutti i sensi.
Connettersi con le persone del posto, abbattere la piaga del razzismo, del pregiudizio e del cinismo in ogni sua forma, ed avere il cuore ricettivo.
Fare cose nuove, e assaporare la vera anima di una destinazione, con tutte le sfide che ti presenta.
Viaggiare vuol dire conoscersi più a fondo, guardarsi allo specchio e abbracciare i propri difetti per imparare a migliorarsi, ispirarsi ed ispirare altri esseri umani che sono aperti alla vita, attraverso la condivisione.
Ora che sono tornata da questo viaggio-regalo intenso, mi ritrovo in un momento un po’ sospeso, in cui mi sento aliena (ma questo mi capita spesso), dove il mio entusiasmo di questo viaggio nel viaggio che ha attraversato pelle e cuore, contrasta spesso con realtà circostante, tanti occhi spenti e cuori distratti.
Ma non importa. Il viaggio è qualcosa di personale, un regalo intimo per cui essere infinitamente grati, per la vita. Il viaggio è Amore.
Il ricordo o i ricordi più belli che ti porti a casa?
I caldi sorrisi e i vibranti colori indossati della popolazione indiana, l’incredibile catena montuosa dell’Himalaya e il maestoso Monte Everest con i suoi 8848 mt, i grandi occhi neri della bambina nel villaggio di Nagarkot, gli infiniti abbracci e la dolce sorpresa di compleanno degli ex-studenti tailandesi dopo 10 anni, la bellezza mozzafiato della casa di “re della seta tailandese” Jim Thompson, il forte sguardo di una vita fatta di durezza e resistenza dell’anziana signora vietnamita seduta nella sua casa natale, la tanto attesa stagionalità del riso e l’importanza del bambu per i local di Ninh Binh, la vita lenta lungo il fiume Ngo Dong, l’invidiabile calma e la bellezza resiliente delle piccole signore in bici con i cappelli in bambu, che vendono coloratissimi fiori e frutti nell’assordante trambusto della città di Hanoi, ma anche i miei liberatori pianti densi d’emozioni lasciati negli abbracci, nei taxi, negli aeroporti per aver vissuto così profondamente tutto, creando nuovi ricordi.
Cosa potremmo imparare dalla gente di questa parte del mondo?
Quando si visita l’India o l’Asia, entrano in ballo logiche completamente estranee ai nostri cervelli occidentali.
Dovremmo imparare a lasciare andare un po’ il controllo su eventi, azioni, persone e fare in modo che la vita accada.
Dovremmo imparare ad onorare di più il valore del tempo e la vita lenta.
A praticare la calma e abbandonare la rabbia, oltre il caos assordante che ci circonda.
A imparare a fidarci di più, restando sì con gli occhi aperti, ma nel flusso più autentico dell’Universo.
Per vivere davvero una Vita sana.
Sono certa che questa lettura ha smosso qualcosa anche in te, quella vocina a cui ti suggerisco di dare ascolto per prenderti cura di te e iniziare a fare piccoli gesti che ti fanno stare realmente bene.
Se vuoi scoprire con me il viaggio all’interno dei sentieri della tua anima per ritrovare benessere e felicità, contattami, sarò felice di aiutarti in questo percorso!
Un ringraziamento speciale a Mirella, e a te che hai dedicato del tempo prezioso in questa lettura.
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