Questo nuovo anno ha da poco aperto le sue porte, proseguendo la sua danza temporale, in un turbinio di eventi mondiali incontrollabili, incessanti, incredibili, instabili, spesso illogici.
Eventi che si susseguono, nella contemporaneità che stiamo vivendo, come se si fosse su una giostra impazzita. Eventi che immergono il mondo nell’oscurità.
Ma oltre quella pesante coperta oscura, accadono anche altri tipi di storie, che seguono specifiche coordinate geografiche e del cuore.
E creano una luce che disegna bellezza, umanità, empatia, senso di speranza immenso.
Amore.
Storie che non possono restare invisibili e che devono essere lette, ascoltate. Abbracciate.
Storie come quella che sto per condividere con te, che merita il posto d’onore come primo articolo del 2022.
Sono davvero felice di poter essere un filo umano di inter:connessione tra chi me lo ha raccontato e te che proseguirai e ti immergerai nella lettura.
L’arte della scrittura diventa ancora una volta un pennarello multicolor indelebile usato in modo obiettivo ma empatico, che sottolinea, evidenzia, tratteggia, disegna tratti marcati, e dà colore alle emozioni di chi racconta e di chi legge.
Questa storia ha un portavoce speciale: Stefano Lotumolo, talentuoso fotografo dal cuore grande e puro, nonché amico e essere umano che sa essere decisamente umano e che crede in quello che fa e nella forza del suo destino.
Ho già dedicato un mio articolo a quest’Anima bella, e qualora tu non conosca il suo mondo, puoi scoprirlo ora cliccando qui.
Questa esclusiva Empathy Interview a Stefano, con cui ho avuto piacere di parlare, mi ha lasciato col viso rigato dalle lacrime e il cuore impossibilitato a restare indifferente.
Questa è un’intervista senza filtri e di cuore, che invita a disegnare traiettorie verso una nuova consapevolezza.
Per (ri)calibrare il cuore alla giusta vibrazione energetica.
Per (ri)aprire gli occhi e l’anima.
Per (ri)tornare Umani.
Perché, come afferma Stefano stesso nel suo ultimo speciale volume fotografico “Sul Sentiero Del Bene” – Myanmar Limited Edition, che consiglio vivamente di acquistare, siamo “tutti uguali. Tutti fratelli. Materia. Spirito. Equilibrio”.
Sì, “It’s All About Love”.
Stefano, hai inaugurato il nuovo anno 2022 viaggiando verso una terra speciale a cui sei molto legato: il Myanmar. Cosa ha di speciale questa terra?
Ci sono dei segnali, a volte talmente grandi che non puoi far finta di non vederli.
Da cinque anni cerco di seguire i segnali, affidandomi quando mi è possibile.
Nel 2018 il Myanmar mi ha mostrato come si può vivere con poco, senza mai perdere il sorriso, e per me questa nazione rappresenta bellezza e spiritualità, che ho cercato di mostrare in cambio attraverso la mia fotografia. La popolazione birmana ha da sempre una situazione politica interna instabile, sfociata nel golpe del 1° febbraio 2021.
Quali ricordi importanti hai della Birmania?
In viaggio ho conosciuto Mokhita, un monaco Buddhista di nazionalità tedesca: lui è stato uno dei segnali più immensi che l’Universo abbia posto sul mio cammino.
Mokhita aveva aperto un’associazione in un monastero creando una scuola a supporto dello studio dei bambini monaci, ospitando volontari, facendo attività ecosostenibili, e cercando di creare sviluppo anche nel villaggio adiacente al monastero. Un progetto che mirava al progresso sano e condiviso.
Ho avuto l’onore di essere ospitato in due monasteri in cui centinaia di bambini vivevano felici. E nei giorni in cui ho avuto modo di relazionarmi senza riserve con tanta meraviglia, forse la mia vita è cambiata per sempre, abbagliata da una luce pura, incantato da una spiritualità che risplendeva in ogni persona incontrata. […]
Aver incontrato Mokhita e aver vissuto per qualche settimana in questo meraviglioso monastero ha rappresentato tanto per il giovane ragazzo che ero nel 2018. Colmo di sogni, in quel periodo sarei potuto diventare tutto ciò che avrei voluto essere; per questo, senza esperienza alcuna, sono riuscito a fare della fotografia il mio nuovo mondo, il mio modo di comunicare. Mi sono affidato senza riserve e l’Universo questo lo riconosce.
Cosa è accaduto recentemente in Myanmar e a Mokhita?
Purtroppo, nel febbraio 2021, quando la giunta militare ha preso nuovamente il potere (link wikipedia), tante persone innocenti sono morte o finite in galera ingiustamente, e tutt’ora vige uno stato di terrore nel Paese. Mokhita è stato incolpato ingiustamente e come tanti leader locali è finito nella black-list del Myanmar, ma per fortuna è riuscito a volare in Germania.
Il progetto negli anni aveva assunto importanza per il lavoro svolto.
Il paese è finito in un baratro e per l’ennesima volta è vittima di un genocidio da parte del regime militare. Il mondo sta a guardare mentre in Myanmar la situazione si fa sempre più disperata.
Stefano, tu parli spesso di segnali dell’Universo: raccontaci dell’evolversi della situazione e qual è stato il punto di svolta che ti ha spinto a partire.
Sarei dovuto andare a trovare Mokhita in Sri Lanka a gennaio, ma lui mi ha chiamato poco prima di Natale, il 22 Dicembre. Mi ha detto che stava spostandosi al confine tra Thai e Myanmar, precisamente a Mae Sot, per la difficile situazione accorsa alle migliaia di migranti in fuga dalla guerra.
Durante la chiamata mi ha chiesto di raggiungerlo e io ho accettato, senza esitare neanche un secondo. Da quando ho ricevuto la chiamata, nella mia vita è arrivato un nuovo un segnale da seguire. Volevo confrontarmi con lui, vivere attraverso i suoi racconti la reale situazione di un paese che ho amato e che mi ha donato tanto. Desideravo vederlo negli occhi e capire quello che aveva vissuto sulla sua pelle.
Sono partito nonostante lo strano periodo. Dodici infiniti giorni di viaggio, tra quarantene varie e altro, per arrivare qui.
Il cammino del Bene prosegue e si trasforma in una nuova, vera e propria missione.
Vuoi raccontarci di più di questa avventura in terra birmana? Quali obiettivi hai e vorresti raggiungere?
Ho ritrovato Mokhita senza vesti da monaco, perché il suo tempo in quelle vesti è terminato.
Mi piace pensare che il Karma l'abbia salvato.
Sono arrivato al nord della Thailandia che confina con il Myanmar, dove migliaia di persone cercano di sopravvivere come possono.
Vogliamo supportare la popolazione nella maniera più diretta possibile, senza intermediari. Quando sarà il momento partirà la raccolta fondi.
Sono entrato in connessione con la popolazione e racconto storie, la situazione è delicata […]
Il mio primo intento era di venire qui e raccontare, documentare, vivere la mia prima esperienza da fotoreporter (anche se purtroppo, non posso scattare molte fotografie…).
E in qualità di presidente dell’associazione Radici Globali, volevo cercare anche di capire se era possibile fare delle raccolte fondi, o impegnarsi in questo, sulla scia del nostro progetto primario, che rimane quello di costruire pozzi in Tanzania e riforestare questa terra, la zona dei Masai.
Quindi mi sono gettato in questa storia.
Recentemente, hai creato un meraviglioso volume fotografico: “Sul Sentiero Del Bene” - Myanmar Edition. Cosa desideri comunicare con le speciali foto contenute al suo interno, e perché questo è un libro importante in relazione alla missione che stai vivendo?
In questo libro fotografico ho raccolto storie di molti popoli, cercando di dare voce a chi non ne ha, cercare di mandare un messaggio che faccia bene anche a noi da questa parte del mondo.
In queste pagine è racchiusa la bellezza di culture colorate che mi hanno permesso di apprendere lezioni di vita fondamentali per la mia crescrita personale e spirituale e vi è racchiuso un messaggio di amore e rispetto verso la diversità.
Ho deciso di donare 15 Euro per ogni libro fotografico venduto, e in questo modo, quando saranno acquistate le 300 copie disponibili, i 4500 Euro raccolti serviranno per comprare beni di prima necessità al popolo birmano.
Prima di essere un fotografo, prima di essere il presidente di un’associazione, sono una persona che sta cercando di fare del suo meglio e spero che questo si possa percepire.
Non cambierò il mondo, ma a me interessa essere una gocciolina in un mare e permettere anche a voi di essere una di queste goccioline nell’oceano.
I tuoi occhi e il tuo cuore stanno assistendo a scenari molto forti, da quando sei arrivato in Asia. Vuoi condividere la tua testimonianza diretta?
Questa è la vita che ho scelto: ricercare e ascoltare col cuore storie di chi ha vissuto un’esperienza fuori da ogni logica di essere umano. Gli occhi del popolo birmano parlano, creano voragini emotive e grande pace interiore. Cerco di vivere ogni momento nel presente.
Sto cercando di mettere a disposizione qualcosa di mio e stare qua mi rende felice.
Mi ritrovo completamente immerso in ciò che avviene… e le persone si fidano, perché non ho più filtri, soprattutto in viaggio. Sto vivendo un vortice di emozioni, a volte incontrollabile.
A volte mi manca il fiato, a volte non so che dire, mi raccontano delle storie così forti.
I ragazzi di oggi, mentre guardavano per terra, a un certo punto mi hanno detto: «Quand’è che noi riusciremo ad avere un minimo di stabilità? Quando?»
C’è una rivoluzione in atto in Myanmar, che è un posto tra i più belli del mondo, e ovviamente non se ne parla, quindi il mio compito era ed è di essere qui, documentare e mettere a disposizione la mia arte per creare belle energie, creare possibilità, e ci sto provando. Non è semplice, la situazione è molto delicata, dunque sto cercando di fare un reportage in cui non mostro i volti delle persone, ma racconto storie reali che vivo sulla mia pelle, che mi segnano, che creano in me momenti di grande sconforto e di grande gioia.
Mi ritrovo al confine di una rivoluzione di cui si parla veramente poco, in cui ogni parola ha bisogno di essere calibrata nel modo giusto per non porre chi ha già sofferto troppo in situazioni di nuovo pericolo.
Dovrei fare in modo di divulgare ancora di più questo messaggio, perché le storie che sto tirando fuori sono potenti, però non è semplice.
Quali altri messaggi senti di condividere con noi, soprattutto durante questi tempi difficili e incerti, in modo da lasciare una traccia significativa?
I tempi sono quelli che sono, poi ognuno prova sempre a trovare qualcosa di buono nei tempi che corrono.
In questo momento, posso dire di provare a capire che, se vogliamo mantenere un certo senso di umanità in questa terra, dobbiamo allontanarci da tutto ciò che riguarda soltanto noi, anche con dei piccoli gesti, e iniziare a creare una condivisione diversa, una condivisione che parta dal cuore e non da interessi che siano collegati a qualcosa che facciamo.
Più ci affidiamo senza chiedere nulla e più la nostra vita può cambiare, anche nelle piccole cose…non importa se si vuol cercare di supportare la popolazione del Myanmar, o altro, basta anche cominciare con le piccole cose, con un pochino più di cuore.
Scopri il mondo di Stefano Lotumolo e segui il suo cammino:
Aiutiamolo in questo progetto, e oltre! Siamo una grande famiglia!
Photo copyright e credits: Stefano Lotumolo
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